Cos'è il Quiet quitting e come sta cambiando la visione del lavoro.
Niente straordinari, nessuna maggior responsabilità!
Ecco l’atteggiamento di chi esercita il Quiet Quitting sul lavoro.
Cerchiamo di capire meglio questo nuovo fenomeno partito dai social, in cosa consiste e che impatto può avere sull’organizzazione del lavoro nelle aziende.
Cos’è il quiet quitting
Cosa s’intende con questo termine “licenziamento silenzioso” o meglio Quiet Quitting?
“Quittare” vuol dire che una persona sul lavoro si dedica solamente a svolgere quello ché é strettamente necessario, senza assumersi maggiori responsabilità, ne concedere maggiore disponibilità per nuovi progetti ed ore extra.
Praticamente sembrerebbe che fare Quiet Quitting voglia dire, come ci sarà capitato sentirci dire nella nostra carriera da studenti: “fare il minimo sindacale!”
La persona che sceglie di adottare questa filosofia, decide di non rispondere alle mail o ai messaggi al di fuori degli orari di lavoro, decide volontariamente di non sincronizzare la posta sul proprio telefono e preferisce avere un telefono ad uso esclusivo per il lavoro.
Il Quiet Quitting, però, non va inteso solo con accezione negativa, cioè che il lavoratore non ha voglia di lavorare o vuole svolgere il minor lavoro possibile, ma dietro questo fenomeno c’è di base una ricerca di un migliore equilibrio tra vita lavorativa e privata.
Le persone hanno capito che non vogliono veicolare tutte le loro energie e tempo sul lavoro, ma vogliono dedicarle anche ad altri aspetti della loro vita.
Da dove nasce questo termine?
I “colpevoli” della diffusione del termine Quiet Quitting a livello mondiale, sono come al solito i Social.
In particolare é stato Tik Tok a far espandere a macchia d’olio questo termine, l’hashtag #quitequitting, in poco tempo ha raggiunto decine di milioni di persone in tutta la rete.
Come sta succedendo sempre più di frequente è facile che un argomento trattato sui social, possa diventare virale, come in questo caso, fino ad arrivarne a parlarne anche testate giornalistiche importanti come il N.Y Times ed il Wall Street Journal.
Da poco avevamo imparato cosa voleva dire Great Resignation, ovvero il fenomeno delle Grandi Dimissioni e già appare un nuovo termine che rappresenta un segnale di come la concezione del lavoro stia cambiando rapidamente.
Se non conosci il fenomeno, made in USA, della Great Resignation, ne abbiamo parlato in un nostro precedente articolo:
Il Quiet Quitting conseguenza del burnout lavorativo.
Il cambio di direzione apportato da questo fenomeno del “ licenziamento silenzioso”, é in parte da attribuirsi alla pandemia che, attraverso lo smart working, ha fatto passare per normalità il lavoro da casa senza alcun orario, rispondendo a mail o a messaggi anche la sera e nel week-end.
Questo comportamento ha avuto un forte impatto psicologico sulle persone ed ha generato sempre più frequenti episodi di burnout lavorativo.
Se vuoi conoscere meglio cos’é il burnout lavorativo, leggi come lo descrive il Corriere.it:
La domande, alla base del Quite Quitting, che si pone un lavoratore é:
Ha senso lavorare tanto sacrificando la propria vita privata per ottenere di più dal proprio lavoro?
Molte persone ormai non sono più disposte a sacrificarsi con ritmi di lavoro stressanti 7 su 7 e fino a sera tarda, per rincorrere una crescita professionale a tutti i costi.
Il burnout lavorativo non è l’unica causa scatenante, le ragioni alla base del “licenziamento silenzioso” possono variare da individuo ad individuo.
Alcuni non accettano compiti e progetti aggiuntivi perché sono sottopagati, demotivati o perché non hanno un buon rapporto con il loro capo.
Purtroppo i lavoratori insoddisfatti hanno maggiori probabilità di avere una scarsa motivazione sul lavoro che alla lunga li porta a cercarne uno nuovo.
Migliorare l'organizzazione lavorativa può contribuire al benessere sul lavoro.
Da anni, all’interno delle grandi aziende, si sta andando nella direzione del lavoro sostenibile, della settimana corta, del lavoro a progetto con orari flessibili.
Come ormai é assodato, tanto tempo passato sul luogo di lavoro non significa necessariamente lavoro migliore e produttività più alta. Spesso è esattamente l’opposto.
Spesso la cattiva organizzazione, organici ridotti , scarse dotazioni di strumenti a disposizione del lavoratore, possono influire sulla produttività, perciò serve più tempo per fare le stesse cose.
Se vuoi approfondire come gestire il tuo lavoro in funzione del tempo, ti rimandiamo al nostro corso sul Time Management:
https://beagilegroup.com/time-management/
Da un sondaggio fatto dall’ O.C.S.E (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) é emerso che i paesi con la più alta produttività del lavoro, sono anche quelli con gli orari lavorativi più brevi. (Ti lasciamo il link per vedere tutta la statistica: https://data.oecd.org/emp/hours-worked.htm)
Diversi studi hanno dimostrato che lavorare meno e meglio, significa ottenere risultati migliori per l’azienda e per la propria crescita personale, oltre a migliorare la vita privata.
Il Quiet Quitting é un fenomeno che parte dal basso e che, inevitabilmente, spinge a riconsiderare i rapporti tra management e lavoratori
Cosa dovrebbero fare lavoratori e manager per combattere questo Fenomeno?
Le aziende dovrebbero monitorare maggiormente il numero di ore e di sforzi extra che i loro collaboratori dedicano al loro lavoro, per assicurarsi che non lo facciano al punto da sentirsi sopraffatti e costretti a sacrificare il loro tempo e la loro salute.
Ciò richiede comunicazioni efficienti e di qualità da parte dei manager, nonché sforzi organizzativi per mantenere una forza lavoro sana che possa essere produttiva e motivata.
Trovare il giusto bilanciamento tra vita privata e carriera é diventato un obiettivo fondamentale sia per i manager che per i lavoratori.
Quindi, dobbiamo iniziare a pensare al lavoro come strumento per migliorare il nostro tempo libero e non viceversa.